Silvia Manfredini

Creato il: set 9, 2014   //   Categoria: Artisti, Pittori  //  Nessun Commento

 

Silvia Manfredini - 1983 ritagliata

IL GRANDE GIOCO DELL’OCA

presentazione di Sandra Nava

La pittrice dipinse un giorno un gruppo di oche ma lo mise subito da parte perché le sembrò così poco “suo” ma loro, le oche, ondivaghe e chiacchierone, presero a raccontare …

Se iniziano così le storie, tutte le storie, da un incipit di vaghezze e realtà, fantasie e giorni piccini, tra lo stupore dei giochi e la scorrevolezza della vita, non tragga in inganno il prologo beffardo: in questo game-over d’autunno si parlerà proprio di pittura.

Nel riferimento lieve con le ludiche liturgie dell’antico passatempo popolare, è la ricerca di Silvia Manfredini a incontrare metafore per “ritornare” qui sommessamente a riflettere (perché no?), tra mercato e valori, sul frenetico andirivieni cui sembra ancorata l’attualità artistica sempre più simile talvolta ad un incessante Truman show, tra flussi e riflussi di un contemporaneo apparentemente disancorato dalla storia della ricerca, senza regole e responsabilità, nella luccicante casualità del nulla.

Con temi e momenti vividi e succosi di semplice quotidianità, prova a giocare l’artista, a modo suo: in note e tocchi così stilisticamente riconoscibili e riconducibili all’etica di fondo del “mestiere di pittore”, è un rendiconto ad offrirsi, tra echi e rimandi precisi, mentre lo stato delle cose si fa serio, al di là del piccolo evento (ma poi solo dell’arte?).

In questa rassegna quasi di stacco in un’intensa attività espositiva, prevalentemente di inediti, carte e acuti ritratti femminili, è un certo realismo culturale unito ad un solito pragmatismo a definire un brillante tributo di pittura, gestito con rigore e ricerca e libertà mentale da un’autrice che da sempre cerca con naturalezza modi e oggetti variabili al proprio sentire, alle esigenze e conflittualità del dipingere e del vivere.

Ma un persistente filo logico corre lungo tutta l’opera di Silvia Manfredini, il cui segno vorace ed elegante insegue ogni dettaglio di un assiduo racconto in cui i temi prediletti si rincorrono ora accennati ora più precisati ora nello schizzo intenso di irripetibili emozioni.

Quanta vita in questi lavori, centellinata e gestita nel procedere dei giorni col medesimo impegno, nello stesso amore!

E’ così che giochi di bimbi e filastrocche sorpresi nell’attimo incantato della felicità, o scorci indelebili di natura tracciati con poetica attenzione, nel brusio dei mercatini rionali di un tempo, si intrecciano con “tipi” femminili legati per sempre ad un colore ritagliato in un realismo simbolico vibrante di passionalità, mai neutrale, ricco, lucente e parlando la lingua universale dell’arte incantano, rincorrendosi a riempire spazi nelle caselle dell’immaginario gioco.

Offrono e cercano scambi per ipotetici finali o virtualmente sovrapponendosi ad altre infinite storie e occasioni nell’incompiuta ricerca di quella irraggiungibile armonia, aspettativa forse di una più grande collettiva partita: di pittura si è parlato … o no?

Bergamo, agosto 2014

 

Spazio e pittura

Trento Longaretti

Si potrebbe dire che la pittura, una delle tante e tante manifestazioni di quella “cosa” che si chiama Arte – con l’a maiuscola – e che, come l’araba fenice, non ha una definizione precisa, poiché ogni corrente estetica/filosofica ne ha una sua propria, semmai ce l’ha, è una passione, una passione misteriosa, leggera o totalizzante, piacere o tormento.

Un preambolo per dire che la pittrice Silvia Manfredini, nel fluire di tante correnti, trova un suo spazio per dipingere le sue tele, di coltivare legittimamente questa sua passione, di soddisfare un suo naturale anelito di bellezza e di ricercare, a modo suo,la “buona pittura” secondo tradizione, cosa – lo sappiamo  molto difficile.

Manfredini si dedica prevalentemente alla “natura morta” e, come è regola, gli oggetti, i fiori, le conchiglie, i frutti sono tutti pretesti per costruire composizione armoniche di forme e di colori, una musicalità di toni e di accostamenti, una costruzione di sentimento e intelligenza, che in Corot, Cézanne e Morandi ha toccato i vertici della bellezza assoluta.

Semmai posso bisbigliare un consiglio alla mia collega pittrice – me lo perdoni – i predecessori ora nominati potrebbero essere i veri grandi Maestri per lei.

Non solo citazioni .  E nel suo instancabile ricercare, Manfredini ultimamente ha dato libero sfogo all’immediata urgenza espressiva in “carte dipinte”: un mondo forse nuovo del suo stile fortemente espresso in tante opere recenti verso la maturità dell’artista che sa rinnovarsi di stagione in stagione.

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