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UCCIDERE PASOLINI

Nell’anniversario della morte, avvenuta la notte fra il 1 e 2 novembre 1975, l’Associazione Galgarte, in collaborazione con il Lab 80, propone una collettiva di 15 artisti e una serata con la proiezione del film “La Rabbia di Pasolini” di Giuseppe Bertolucci, che si terrà il 13 novembre 2017 presso l’Auditorium di Piazza Libertà – Bergamo, mentre la mostra collettiva inaugurerà il 1 Novembre e rimarrà aperta fino al 18.

L’idea della mostra è partita dall’interesse politico e di cronaca per la vicenda dell’omicidio di Pasolini, anche rinnovato dall’uscita di recenti film sul caso irrisolto, che dal 1975, nonostante le successive indagini protratte quasi fino ad oggi, rimane e rimangono sconosciuti mandanti ed esecutori del massacro del poeta avvenuto all’Idroscalo di Ostia.

In seguito ad una Call for artists di adesione a Uccidere Pasolini lanciata dell’associazione Galgarte, hanno aderito 15 artisti,  le cui opere dovevano avere attinenza ad aspetti riguardanti il personaggio,  la poetica, la vita.

KILLING PASOLINI

40 years after the death of Pier Paolo Pasolini, which occurred during the night of November 1-2, 1975, the Galgarte association, in collaboration with Lab80 -Bergamo, has chosen to celebrate this anniversary with an art exhibition.

The idea for this event arose from an interest in crime documentation and politics during the Mid-Seventies in Italy related to the assassination of Pasolini, an interest reflected in recent movies such as “La Macchinazione” by D. Grieco and Abel Ferrara’s “Pasolini”. This crime, notwithstanding investigations that have continued to the present day, has never been solved, with no trace uncovered of those who perpetrated the homicide committed in Ostia.

Following a call for artists launched by the association, 15 artists have elected to take part in this collective exhibition, with the stipulation that their work should focus on various aspects of Pasolini: the person himself, his poetry, his life.

Artisti partecipanti/ Artists

Farah Apollonio

Neftali Basoalto

Fabrizio Berti

Alvise Bittente

Norma Carminati

Luciano Finazzi

Enzo Furfaro

Marco Gubellini

Emilio Minotti

Fabrizio Molinario

Francesca Moscheni

Ivano Parolini

Ars Quidam (Daniele Gervasoni)

Ezio Roncelli

Johann Sebastian Rufio

 

OCCUPY THE GALLERY 2017 – SIMBIOSI

1. Luciano Finazzi -Presente unico
acrilico su tela 160×315 cm

Nella concezione di un universo frattalico dove le forme dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande corrispondono, in cui non esiste il tempo (costrutto umano) ma solo un unico presente, ho cercato di rappresentare la mia idea dello spirito della contemporaneità. Nella composizione si alternano scenari dello spazio interstellare e forme che richiamano la vita cellulare, ma soprattutto convivono il progresso più avanzato (il telescopio Hubble) con l’umanità più primitiva e animalesca che distrugge, inconsapevolmente, ciò che di buono è stato creato.

2. Johann Sebastian Rufio – Geff Kuns
mixed media 80 x 150 cm

“Il parassita è privo di vita autonoma e dipende dall’ospite a cui è più o meno intimamente legato da una relazione anatomica e fisiologica obbligata”.
1. In primo piano viene rappresentato un rapporto simbiotico parassitario. Il personaggio di destra trae vantaggio liberando violentemente pensieri e parole sul personaggio (poco definito e liberamente interpretabile) di sinistra, il quale cerca affannosamente di colmarli e assorbirli.
2. Sfumato in secondo piano la simbiosi di Stefano Caglioni con Bergamo

3. Federica Rota  - Simbiosi di riflesso

esperienziale su tela “gentile è lo specchio, guardo e vedo, che la mia anima ha un volto…”

Il tempo si ferma, il giudizio si annega. Evocato dalla melodia e da un mare materico, riemerge il vissuto e il corpo, messo allo specchio, sviscera il suo racconto così come mette a nudo le sue interiora. L’acqua; elemento fondamentale che riporta a galla emozioni forse dimenticate, ci ricorda in un vibrare prepotente mare di emozioni, che siamo fatti di luce ed ombra, primo e primordiale gesto di simbiosi.

Lunar-es mixed media …

4.  Enzo Furfaro – Siamo città fatte di cellule
[Ipertesto Analogico Simbiotico]installazione pittorica/mixed media

Simbiosi= convivenza, coesistenza collaborativa.
Ipertesto analogico= l’opera è composta da decine di frammenti diversi, tutti disegnati  e dipinti a mano (analogici): una rete non più dominata dagli strumenti digitali ma da carta, acquerelli e inchiostro.
Lo spettatore è invitato a osservare/leggere l’opera da diversi punti di vista, cercando una personale sequenza tra le infinite possibili.
L’organismo multicellulare rappresenta un sistema, come il sistema-famiglia, società, comunità. Nessuno è un’isola. Se succede qualcosa a una cellula, a un individuo, tutto il sistema cellulare si riorganizza. Ecco quindi che l’individuo non esiste, perché sempre inserito in qualche sistema organico e strutturato, connesso.
L’opera, allestita tramite fili e connessioni, è rizomatica ovvero non presenta un centro e un’origine, non sviluppa un albero gerarchico (basato su radici) ma un rizoma, una struttura molto simile sia alle connessioni tra cellule neurali che allo stesso tipo di connessione comunicativa che l’umanità ha raggiunto tramite il World Wide Web.

5. Claudia Campus -Atlante Immaginario
tavola 742 e Tavola 743 matite colorate e pastello a olio su carta

Atlante Immaginario riprende le tavole anatomiche scientifiche convertendole in chiave surreale. Il dittico produce una sensazione di straniamento in quanto elementi solitamente familiari rapportati fra loro diventano inconsueti.

6. Gianluca Licata – Addestramento
installazione

La simbiosi può avvenire anche tra esseri della stessa specie?

Scientificamente no, perché la simbiosi è un rapporto di reciproco aiuto tra specie diverse; ma è possibile che all’interno della nostra specie esista una seconda specie?  Quello che intendo è qualcosa di comportamentale e di interiore.
Le mutazioni non sempre si possono riconoscere, il meglio spesso non è visibile agli occhi.
Se dentro di noi ci fosse una specie nella specie?
Mi piace pensare a una fondamentale distinzione: l’uomo che sa costruire e l’uomo che usa la costruzione.
L’uno è l’inventore: ha la libertà di avere lo sguardo distaccato verso la sua stessa creazione, ha l’intelligenza di capirne il potenziale, anche quello negativo; l’altro è il finanziatore: ammaliato dalla sorpresa, soggiogato dalla magia dello strumento compiuto.

In questa installazione potete comprare un’arma giocattolo.

 

7.  Claudine Strummer – Micrometro

fotografia

Questa simbiosi è raccontata come compenetrazione tra l’artista e ciò che crea, ciascuno rimane se stesso, l’opera e la persona, ma al contempo l’uno è l’altro, l’uno è nell’altro.

La fotografia diventa unità di misura di questa fusione simbiotica.

 

8. Sara Zangarini – Nettare

pastelli e penna su carta, 33×48 cm

Ci si spinge oltre i confini del mondo conosciuto per trovare forme di vita con cui entrare in simbiosi.

Linfa

La vera domanda è: esistono dei mondi in cui non v’è traccia di simbiosi?

Mondi in cui qualcosa non funzioni all’unisono con il tutto, come in un ingranaggio perfetto?

 

9. Ars Quidam – Tutta la materia è pregna di spirito. Ciò che ha spirito è essenza di vita. La simbiosi … è ovunque.
Installazione e opere su carta (vedi mappa) …

 

10. Filippo Curzi – Sýn [con|insieme]

mixed media

In simbiosi con gli altri nove artisti, ho preso da loro risorse in prestito per realizzare in cambio qualcosa, un pezzo di me in relazione alla loro visione del tema, un mio apporto. Queste opere in dono possono essere interpretate dall’artista ospite come positive/nulle/negative liberamente e di conseguenza scelta la loro collocazione nell’esposizione. Cercatele!

 

 

DIALOGHI

“Dialoghi” è una mostra organizzata e curata da Linda Lachkar, presso lo studio-galleria Galgarte di Bergamo. La mostra, che quest’anno vede la sua prima edizione (dal 4 novembre al 25 novembre 2017), vuole proporsi come un appuntamento annuale con protagonisti i giovani artisti emergenti del territorio Lombardo. Perché “Dialoghi”?

Innanzitutto il dialogo, appunto, con i giovani artisti.

Alcuni di loro stanno ancora frequentando le accademie, altri hanno appena concluso gli studi ed altri ancora sono da sempre autodidatti; la cosa che li accomuna, seppur grande talento e creatività, è la difficoltà di trovare un proprio spazio all’interno del mondo dell’arte, di far sentire la propria voce.

Si offre loro questa possibilità, dando allo stesso tempo l’occasione ai fruitori di conoscere questa nuova generazione di idee. Le discipline artistiche interessate sono diverse (fotografia, pittura, scrittura, installazione, video e performance) e diverso è anche il modo con cui vi si approcciano i giovani talenti; parliamo di sperimentazioni, di unioni tra diverse discipline, di usi non convenzionali dei mezzi artistici, di nuovi mezzi artistici. Incontri e dialoghi tra artista e spettatore ma anche tra le discipline artistiche stesse.

Arte è comunicazione, e la comunicazione è fatta da persone che vogliono dire qualcosa e persone che vogliono ascoltare.

“Dialoghi” è l’opportunità per tutto ciò.

 

occupy HomoHabilis volantino x sito2

 OCCUPY THE GALLERY 2015  HOMO HABILIS

Il tema di Occupy The Gallery 2015 è ‘Homo Habilis: l’artista opponibile’, è stato scelto dopo aver riflettuto insieme sull’origine e sul significato del gesto artistico. Da dove nasce l’arte? Da quali uomini? All’interno delle possibilità preistoriche abbiamo trovato nell’ Homo Habilis il primo creatore di manufatti, se non artistici,  artigianali. L’ Homo Habilis ancora non dipingeva (per quel che ne sappiamo) sulle pareti delle caverne, eppure già creava oggetti utili e li conservava, a differenza dei suoi predecessori, molto meno ‘abili’ e che non conservavano gli oggetti utili alla loro sopravvivenza.
A differenza degli altri animali la posizione eretta e il pollice opponibile permettono ai primi ominidi di uscire apparentemente dal loro naturale posto nella catena alimentare e di cacciare infine i propri predatori. Ecco quindi che l’Homo Habilis crea, progetta, usa e mantiene, pensa a un futuro.

Da qui le possibili riflessioni sono infinite: utilità o inutilità dell’arte, rapporto uomo/natura, rapporto uomo moderno/uomo primitivo, ritorno alle origini, evoluzione della specie e rapporto con gli altri animali, vita e sopravvivenza.

Per questa esperienza abbiamo deciso di mantenere il format di Occupy The Gallery della scorsa edizione, ovvero vivere, dormire e lavorare all’interno dello stesso spazio espositivo e di avere come campo di indagine l‘Homo Habilis…: ogni artista svilupperà la propria ricerca spontaneamente, con o senza l’aiuto degli altri , chiudendosi o aprendosi all’ispirazione reciproca.

 

 

Cartwork…figures in a tended landscape

è un tipico lavoro di questi anni in cui compongo, tramite collage di testi ed immagini, libri di narrazione su un luogo, un evento, un’illusione, ciò su cui si raggruma la mia attenzione, sensibilità.

Le immagini esposte alla Galleria Galgarte raccontano, con un flusso continuo di immagini composto dalle doppie pagine del libro alto 55 cm e lungo circa 36 metri, la comune vicenda di addetti alla manutenzione di un campo di golf, l’elegante risultato di paesaggio del loro continuo lavoro, la quieta determinazione dei giocatori di golf, lo sfondo stellare in cui tutto questo, se veramente sta avvenendo, avviene.

Il nitore con cui gli americani definiscono paesaggisticamente alcuni punti del loro vasto territorio è naturalmente legato all’affermazione dell’essere. Esiste qualcosa di più meccanico? Di più meccanicamente integrato nell’essere? Ho scattato queste fotografie da un solo punto: 26° 15’ 21.21”N, 81° 47’ 8.34”O, un balcone di un gated condo in Florida. In questo caso un vasto luogo residenziale, ricco e curato e pattugliato, con strade, passeggiate, campi da golf, piscine, SPA. Quanto può servire per passare una buona giornata da pensionato. Anche da non ancora pensionato. La Florida è stagionalmente infastidita da insetti, zanzare, e la maggior parte dei balconi, delle finestre e delle piscine è racchiusa in una fitta rete anti-mosquitos. La macchina fotografica reagisce alla fitta rete con immagini distorte: una certa eco nei contorni, stelle sui riflessi, bagliori sui bianchi… Il punto di vista leggermente elevato rende il tutto un gioco di omini e macchinine in un paesaggio curato. Un plastico. Lavoratori e golfisti giocano la stessa partita. Brandiscono curiose, cavalleresche, impossibili armi. Gli effetti di luce che la rete anti-mosquitos aggiunge, la gestualità ripetitiva, così chimico-fisica dei loro movimenti fermati nel naturale silenzio della fotografia, la direzione del loro sguardo persa altrove, me li hanno fatti vedere nello spazio più vasto in cui il gioco di omini e macchinine si realizza. Lo sfondo stellare di questo tutto.

Lars Ibri, waiting for Wrhado Fej

Il lavoro attuale di Michael Paysden, artista inglese attualmente residente a Bergamo, si concentra sulle immagini provenienti dall’inconscio, e soprattutto sui racconti che le accompagnano. Prendendo spunto anche dai romanzi collages di Max Ernst e il Poema a Fumetti di Dino Buzzati, si è spinto sempre di più verso una pittura, e eventuali installazioni, che sfidano il concetto tradizionale dell’opera d’arte che si racchiude in un momento unico, isolato. Michael invece pone molta importanza sul nesso tra immagini e oggetti, invitando il pubblico a partecipare in un processo creativo-collaborativo, riprendendo così anche la spinta originaria del Surrealismo.

A questo fine, lavora sui quadri in serie e sui libri, il cosiddetto Romanzo Automatico ad Immagini, utilizzando un termine adorato dai Surrealisti, i quali, a loro volta, l’hanno ripreso dal contesto dello Spiritismo, in cui veniva usato per descrivere un modo di entrare in contatto con il mondo invisibile.

Sia nei libri che nei quadri, spesso fa uso di una linea che richiama i fumetti popolari di una volta. Questo approccio lo libera dalle troppe preoccupazioni puramente estetiche per lasciare libero sfogo al flusso dell’inconscio, in modo che l’espressione delle sue opere rispecchi un vero e proprio flusso di coscienza.

Ed è per questo che spesso tratta i quadri come fossero delle pagine prese da un fumetto, sfidando il pubblico a completare il racconto implicito, nell’abbinamento delle immagini racchiuse nei pannelli, a suo avviso un atto creativo-partecipativo analogo a quello richiesto dalla lettura di una poesia o l’ascolto della musica.

 

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